#2

Destra. Sinistra. Destra, destra. Schiva gli alberi.
Non riesco a fermarmi,—sinistra, sinistra, ci mancava poco!—vado troppo veloce, rischio di inciampare.
Vorrei guardare il cielo, cercare il sole per trascinarlo via da quella melma grigia.
Pensiero inutile. Continua a correre. Più veloce.
Le nuvole rendono tutto più difficile. Non riesco a distinguere i colori.
Continua ancora, non ti fermare. Corri, più veloce.
Rischio di sputare il cuore, se vado avanti. Tutto quello che riesco a vedere è l’immagine sfocata di un bosco.
Intorno a me, sento presenze. Effimere, svaniscono mentre schivo l’ennesimo albero. Rischio di sbattere la testa.
Cazzo dici, vai alla grande. Dovremmo riuscire ad arrivare prima che sia troppo tardi.
Corri. Corri. CORRI, CAZZO! NON DEVI FARE ALTRO CHE CORRERE!
Sono al limite, il sudore annebbia la vista. È tutto approssimativo, niente di definito.
Sto per esplodere, finche finalmente urlo, svuoto i polmoni di tutta l’aria—quella che è rimasta.
Mi fermo. Non so come, riesco a trattenere la forza che mi spingeva in avanti, che mi costringeva a scappare—da chi? Da cosa?
La voce è un’eco lontano, il lamento di un insignificante bestia.

Mi guardo intorno.

Noto la riva di un lago, limpido. Riesco a leggere il blu fresco della sua acqua, perfetta anomalia nel caos grigio.
Mi aspettava qui, lei. Che stupido. Idiota, sei un idiota.
Provo a parlare, ma sono muto. Sorride, mi stringe.
Parlano i miei occhi. Urlano tutto quello che possono.
Lei mi aspetta, lascia che esploda dolcemente, gigante blu di lacrime.
Poi mi toglie i vestiti, ci tuffiamo nel lago.
Anche se l’acqua è fredda dentro fa caldo, adesso

Piangerei ancora se avessi conservato delle lacrime.

Smettila di correre.
Impara a nuotare.